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Camminare nella verità

Buongiorno amici oggi chianti a riflettere sul nostro modo di credere alla verità. Nel brano evangelico di oggi sembrano prevalere tre sentimenti nei confronti di Gesù, che esprimono tre diversi gradi di accoglienza del suo annuncio di salvezza. Molti furono quelli che accolsero la parola; altri spinti da curiosità volevano sapere se Gesù avesse compiuto altri prodigi; e infine i sommi sacerdoti e i farisei spinti dalla paura di veder compromesso il loro potere, emisero il loro giudizio e la condanna a morte. Siamo alla fine, alla resa dei conti. Tutto sta precipitando, tutto finisce nel baratro. Lazzaro è tornato in vita, Gesù deve morire. Come si può sostenere davanti al popolo la resurrezione di un morto? Come nascondere la potenza impressionante del Nazareno e, di conseguenza, non interrogarsi sulla sua vera identità? La tensione è alle stelle e il sommo sacerdote, Caifa (il nome, secondo alcuni, sarebbe un soprannome: la scimmia) va diritto al nodo del problema. Non importa chi sia veramente Gesù. Importa che i romani, che ormai hanno allentato la tensione su Israele e lasciato una certa autonomia, non vengano importunati da novità religiose e da sommosse, così da riprendere manu militari il controllo della situazione. Meglio sacrificarne uno, dice il saggio e opportunista Caifa. Meglio ucciderne uno che rischiare di perderne cento. Meglio che Gesù muoia al posto degli altri. Così accadrà, ma non nel senso che intende il sacerdote. E Giovanni, incredibile, chiosa che Caifa, facendo i propri calcoli, è usato per profetizzare. È un delinquente omicida ma il suo ruolo, comunque, lo rende profeta. Oggi siamo invitati a chiederci: come è la nostra vita di fede con il Signore? Siamo pronti ad accogliere la sua salvezza rinunciando un po’ a noi stessi? Tutti siamo invitati a rispondere al Signore non con la curiosità di coloro che si aspettano prodigi, né tantomeno con arroganza, ma con la certezza che tutto riceviamo in dono da Dio. (Gv 11,45-56)