Buongiorno amici. Oggi chiamati ad accettare l’invito del Signore. Non so cosa ne pensiate voi, ma sono convinto che l’astio nei confronti del Signore sia più che meritato! Avete visto cosa dice, come si comporta? Con che libertà indica a chi gli sta di fronte le contraddizioni e la paranoie che riusciamo a costruire? Smonta ogni pretesa, mette in difficoltà i farisei e i devoti, ridicolizza, con rispetto, certi aspetti della fede professati come intoccabili. E riporta tutto a verità, all’essenzialità. A Dio. Capisco anche il fatto che nessuno lo voglia più invitare a cena! Riesce a ridicolizzare l’atteggiamento molto diffuso ancora oggi, della visibilità, del riconoscimento a tutti i costi. Ci teniamo (e tanto!) a far pesare i nostri titoli, le nostre competenze, i nostri successi, i nostri denari. Ci teniamo, nonostante tutto, anche alla visibilità, al ruolo, purtroppo anche dentro la Chiesa. Gesù entra nel merito della questione: non gioca a fare il populista, non parla di “casta” come oggi va tanto di moda, non è un giacobino… Dice una cosa assolutamente vera: prima dell’esterno, prima del “fuori”, cerchiamo di occuparci del “dentro”. Distinguiamo autorità e autorevolezza, rispettando la prima ma seguendo e cercando la seconda. (Lc 14,1,7-11) Medita. Gesù sei grande! La tua parola oggi mi incontra nel mio desiderio di compimento, di pace profonda: shalom. Noi che ancora viviamo la frattura dolorosa di quella porta di Israele che ancora resiste al vangelo, noi che abbiamo assistito al mistero della storia che l’ha reso ultimo tra i popoli e ancora soffre nell’attesa di una pace reale. Mi metto all’ultimo posto io che ricevo il vangelo per grazia, sapendo che vivo e respiro nella loro elezione d’amore, sperando e invocando quel giorno in cui avranno parte totale e, finalmente, le porte si apriranno a tutte le genti. Mi metto all’ultimo posto guardando a quel posto ancora vuoto, anelando a una storia d’amore che abbia pienezza: la sua eredità non la può abbandonare.
