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Con quale autorità fai queste cose?

Buongiorno amici e buona giornata nella gioia del Signore Gesù Cristo. Oggi chiamati perché Dio si fa trovare sulla via di chi desidera incontrarlo. Nella parola e nell’opera di Gesù, egli si rivela e si dona a noi. Disponiamoci a questo incontro con fiducia filiale, e ripetiamo e preghiamo per la pace nel mondo e per tutte le necessità dell’umanità.

Gesù predica con autorità propria, come chi possiede una dottrina che trae da sé, e non come gli scribi che ripetevano tradizioni precedenti e leggi tramandate [….] soltanto parole. Invece in Gesù la parola ha autorità, Gesù è autorevole. E questo tocca il cuore. L’insegnamento di Gesù ha la stessa autorità di Dio che parla; infatti, con un solo comando libera facilmente l’ossesso dal maligno e lo guarisce. Perche? Perché la sua parola opera quello che dice. Perché Egli è il profeta definitivo. Ma perché dico questo, che è il profeta definitivo? Ricordiamo la promessa di Mosè. Mosè dice: “Dopo di me, tempo avanti, verrà un profeta come me –come me!- che vi insegnerà” (cfr Dt 18,15). Mosè annuncia Gesù come il profeta definitivo. Per questo Gesù parla non con l’autorità umana, ma con quella divina, perché ha il potere di essere il profeta definitivo, cioè il Fi￾glio di Dio che ci salva, ci guarisce tutti. [….] Ascoltiamo, noi, le parole di Gesù che sono autorevoli? Sempre, non dimenticatevi, portate in tasca o nella borsa un piccolo Vangelo, per leggerlo durante la giornata, per ascoltare quella parola autorevole di Gesù. [….] La Vergine Maria ha custodito sempre nel suo cuore le parole e i gesti di Gesù, e lo ha seguito con totale disponibilità e fedeltà. Aiuti anche noi ad ascoltarlo e seguirlo, per sperimentare nella nostra vita i segni della sua salvezza. (Mc 11,27-33) (Papa Francesco, Angelus 31 gennaio 2021).       

Contemplo

Dove vai a pascolare, o buon Pastore, tu che porti sulle spalle tutto il gregge? Quell’unica pecora rappresenta, infatti, tutta la natura umana che hai preso sulle tue spalle. Mostrami il luogo del riposo, conducimi all’erba buona e nutriente, chiamami per nome, perché io, che sono pecorella, possa ascoltare la tua voce e con essa possa avere la vita eterna: “Mostrami colui che l’anima mia ama” (Ct 1,6). Così infatti ti chiamo perché il tuo nome è sopra ogni nome e ogni comprensione, e neppure tutto l’universo degli esseri ragionevoli è in grado di pronunziarlo e di comprenderlo. Il tuo nome, dunque, nel quale si mostra la tua bontà, rappresenta l’amore della mia anima verso di te. Come potrei infatti non amare te, quando tu hai tanto amato me? Mi hai amato tanto da dare la tua vita per il gregge del tuo pascolo […]. Spiegami come bisogna riposare e pascere, perché non avvenga che mi allontani dalla guida della tua mano per l’ignoranza della verità, e mi unisca invece a greggi estranei.

(Gregorio di Nissa, Commento al Canti￾co dei Cantici,2, in PG 44,802)