Buongiorno amici e buona Solennità del Corpus Domini. In questa domenica la Chiesa celebra il memoriale di ringraziamento della reale presenza viva e vera del Corpo e Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo.
Corpo e sangue
Nell’impegnativo discorso fatto da Gesù dopo la moltiplicazione dei pani in Giovanni, Gesù parla esplicitamente della sua carne da mangiare e del suo sangue da bere. Discorso scandaloso, incomprensibile, che pure preannuncia il gesto che, da lì a qualche tempo, compirà come ultimo dono fatto alla comunità.
In Israele la carne è segno della debolezza e della fragilità umana: non dobbiamo scandalizzarci per la povertà delle nostre comunità, per la pochezza del vangelo così come viene vissuto dai cristiani. Il Verbo si fa carne, si consegna alle mani di un povero prete.
In Israele il sangue porta la vita, è impensabile cibarsi di animali soffocati nel proprio sangue. Gesù chiede ai discepoli di condividere la sua stessa vita.
Ecco cos’è l’eucarestia.
Non è un problema di lingua o di rito, ma di fede.
Certo: sarebbe cento volte meglio se le nostre assemblee fossero più accoglienti, cantassero canti più belli e intonati, e se le nostre chiese fossero davvero luoghi ospitali che invitano ad alzare lo sguardo.
Ma è inutile illudersi: quello che ancora manca alle nostre liturgie è la fede e la certezza che il Signore si rende presente. Dobbiamo fare molta strada per comprendere questo grande dono e i benefici che ne deriva. Abbiamo bisogno di riscoprirlo, per vivere in pieno la grandezza di questo grande mistero. Chiediamo al Signore della vita di essere illuminati dalla sapienza dello Spirito Santo per essere guidati verso di lui e sfamati da un cibo immortale, farmaco dell’eternità. (Gv 6,51-58)