Buongiorno amici e buona III domenica di Pasqua. Oggi chiamati ad avere una mente spalancata. Che meraviglia! Parlano del risorto e il risorto appare! Così la fede si è trasmessa fino a noi, oggi, fino a me. E io mi preoccupo di restituirvela, nella povertà di ciò che sono. Quando parliamo del risorto, quando raccontiamo di come lo abbiamo conosciuto e incontrato nello spezzare il pane, l’eucarestia, o lungo la strada, il cammino di conversione, il Signore risorto, se non trova ostacoli, entra nel cuore di chi ascolta. E, così, da bocca a orecchio, da cuore a cuore, siamo qui, oggi, a celebrare il Risorto. Nonostante i nostri limiti e i nostri dubbi. Dubbi che derivano dalla fatica nel credere nella testimonianza dei discepoli, come accaduto a Tommaso. O dubbi che derivano, in questi tempi, dalla persecuzione che sta uccidendo e mettendo a dura prova migliaia di fratelli cristiani, colpevoli solo di essere discepoli del Signore Gesù. Il mondo ci odia, come ha profetizzato il Maestro. Ora è evidente a tutti. Crediamo, certo, ma Gesù ci appare come un fantasma, lontano ed evanescente. Un’idea, un ideale, troppo poco presente per sostenerci nel momento della prova. Lo sa, il risorto. E ci incoraggia. Riempiendoci di doni. Per poter vivere da persone riconciliate col mondo e con gli altri, con noi stessi e col nostro passato, siamo chiamati a interpretare e leggere la nostra vita alla luce della resurrezione. Difficile, ovvio. Mi consola il fatto che gli apostoli, prima di noi, abbiano dubitato, come me. Eppure quella è la strada, l’unica percorribile, l’unica vera.
Il mondo da sempre è divorato dalla violenza e dall’egoismo e l’uomo, nonostante le periodiche e illusorie prospettive che vedono in esso una bontà naturale nei fatti indimostrabile, è segnato dall’ombra del peccato e della morte. Eppure siamo salvati e redenti. Risorti con Cristo, cerchiamo le cose di lassù, dove è seduto il Cristo. Lo Spirito, dono del risorto, ci permette, attraverso la meditazione della Scrittura, di leggere la nostra vita ad un livello più profondo e autentico. Una bella sfida, amici. Ma se siamo qui, dopo duemila anni, è perché qualcuno ha preso molto sul serio l’invito del Signore ad essere suoi testimoni. Io ci sono, nel mio piccolo. E tu? (Lc 24,35-48)