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Dalle tenebre alla luce

Buongiorno amici e buona IV Domenica Laetare di Quaresima. Oggi chiamati ad illuminare le tenebre. Il miracolo del cieco nato è un incontro con la luce che va ben oltre la guarigione degli occhi: esso tocca il cuore del mendicante e diventa il paradigma di un itinerario dalle tenebre alla luce della fede. Travalica il tempo e lo spazio e tocca l’oggi dell’uomo, di ogni uomo. Noi siamo, interiormente, quel cieco e come lui dobbiamo trascinarci ai crocicchi delle strade nell’attesa di un incontro, il primo di tanti o l’ultimo e definitivo, ma in perenne attesa che l’Eterno lambisca la nostra storia, il nostro fango e li trasformi in raggio d’eternità. Ogni cammino di fede, ogni itinerario di conversione, tutti gli esodi iniziano con una presa d’atto, dalla consapevolezza di essere interiormente cechi, dal bisogno di essere redenti. Quando avvertiamo i sintomi di una malattia subito ci rechiamo dal medico per essere curati, per sottoporci a una terapia che ci faccia guarire. Questo vale anche per i mali interiori, per quella forma di cecità che non ci permette più di distinguere il bene dal male. Quando l’occhio interiore è ottenebrato guai chiudersi in se stessi, in una sorta di abulia interiore, nell’apatia verso i desideri più alti e virtuosi. Dimessi gli abiti di sempre dobbiamo rivestirci dei cenci del mendicante, indossare i panni di chi ci tende la mano. Prima o poi Gesù passa e senza che glielo chiediamo spalmerà del fango sul nostro cuore e ci invierà nella penombra di un confessionale dove “si rinnoveranno gli antichi prodigi del fonte battesimale”. Dopo di che una luce interiore ci chiederà:
“Tu, credi nel Figlio dell’uomo?”. “Egli rispose: “ E chi è, Signore, perché io creda in lui?”- Gli disse Gesù: “Lo hai visto: è colui che parla con te”. Ed egli disse:”Credo, Signore!”. E si prostrò dinnanzi a lui. (Gv 9,1-41)