Buongiorno amici. Oggi chiamati a riconoscere il Signore nella nostra quotidianità. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. “Chi sei tu, Signore, e chi sono io?”. Le semplici e sconvolgenti parole di San Francesco rivolte a quel Dio che stava cercando e che, per un motivo o per l’altro, non riusciva a trovare, trovano conferma nell’esperienza drammatica dell’apostolo Paolo. Egli incontra il Signore “sulla via”: non in grandi esperienze, non in strabilianti incontri, ma durante la fatica di un viaggio. Durante cio è l’esperienza di tutti i giorni, l’esperienza quotidiana. Questo dimostra che il Signore non trova nessun ostacolo quando deve farsi sentire, quando deve chiamare qualcuno. Anche se l’individuo vive nel peccato. Anche se la persona non vuole sentire, non vuole incontrare Dio. Egli stesso dunque si dona: e potremmo dire, senza tema di errore, che Dio si dona senza chiedere permesso a nessuno. Come ha fatto con san Francesco, come ha fatto con l’apostolo Paolo. Questa gratuità a volte spaventa, perché non si presenta secondo le nostre misure; molto spesso infatti tendiamo a far apparire la fede come un prodotto della nostra intelligenza e non come un dono del Signore. Ma Dio stesso è lì che ci attende, sempre con la riprova dell’autenticità di ciò in cui crediamo, che è poi lui stesso. (Gv 6,52-59)
