Buongiorno amici. Oggi chiamati a donare il meglio di noi stessi. L’uomo ricco, protagonista della parabola, essendo preso solo da se stesso, toglie ogni valore a Lazzaro. Alla sua morte paga ogni cattiveria: avendo chiuso il cuore all’amore in vita, lo ha talmente indurito da non poterlo più ammorbidire. Questo è il suo inferno che brucia, ma nello stesso tempo è gelido come il ghiaccio, perché privo del calore di un cuore buono. Il povero Lazzaro chiedeva solo le briciole. E queste spesso noi diamo ai poveri, nulla di più. A volte proviamo compassione, pietà ma ci mancano occhi che guardino con vero amore chi soffre. Noi uccidiamo il Vangelo quando diamo il superfluo o lo scarto. Come se un povero non meritasse di più! E ci sono tanti tipi di povertà: quella affettiva, quella materiale, quella spirituale. Diamo gli scarti del tempo, della nostra attenzione, le monetine avanzate. Non ci accorgiamo che per avere un cuore migliore bisogna donare le cose migliori. Ma per poter scorgere le piaghe del prossimo, è necessaria una sobrietà di vita. Non solo nell’avere, ma anche nel pensare e nel fare. La nostra mente è così intasata da miriadi di preoccupazioni – in questo momento di prova con i corano virus – pensieri, informazioni, progetti, da non riconoscere più ciò che è essenziale. E così le nostre azioni: frenetiche, veloci, tanto da non accorgerci delle mancanze gravi di ascolto nei confronti di chi incontriamo. Chiediamo a Dio di rimetterci in riga, di aumentare la nostra fede e soprattutto di superare questo momento difficile della nostra esistenza umana. (Lc 16,19-31)
