Buongiorno amici e buona giornata nella gioia del Signore Gesù Cristo. Oggi memoria delle Sante Perpetua e Felicita, patrone della nostra comunità parrocchiale. Chiediamo la loro intercessione per un proficuo cammino di fede. Oggi chiamati a fare la volontà di Dio. “…In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me…”
Fare o non fare. Tutto si gioca qui, tra il riconoscere gli altri come fratelli e sorelle e imparare ad amarli, avendo un unico Padre e un solo Signore, oppure nemmeno accorgersi che ci siano gli altri, con le loro necessità e povertà.
Eppure in loro il Signore Gesù, re pastore, ha scelto di identificarsi.
Egli non vuole essere riconosciuto, ma conosciuto nei suoi fratelli più piccoli. Questo è stato lo stile della sua rivelazione, della sua presenza sulla terra, e questo è il modo per accoglierlo e servirlo anche oggi. La santità cui siamo chiamati è fatta di umanità, di gesti semplici, feriali, è tempo regalato, è pane condiviso, è cura offerta.
Ci rendano saggi le parole vitali di Gesù, per non smarrirci in pratiche sterili e auto compiacenti. (Mt 25,31-46)
Sante Perpetua e Felicita
Martiri
† Cartagine, 7 marzo 203
Memoria delle sante martiri Perpetua e Felicita, arrestate a Cartagine sotto l’imperatore Settimio Severo insieme ad altre giovani catecumene. Perpetua, matrona di circa ventidue anni, era madre di un bambino ancora lattante, mentre Felicita, sua schiava, risparmiata dalle leggi in quanto incinta affinché potesse partorire, si mostrava serena davanti alle fiere, nonostante i travagli dell’imminente parto. Entrambe avanzarono dal carcere nell’anfiteatro liete in volto, come se andassero in cielo.
Chiusa in carcere aspettando la morte, una giovane tiene una sorta di diario dei suoi ultimi giorni, descrivendo la prigione affollata, il tormento della calura; annota nomi di visitatori, racconta sogni e visioni degli ultimi giorni. Siamo a Cartagine, Africa del Nord, anno 203: chi scrive è la colta gentildonna Livia Perpetua, 22 anni, sposata e madre di un bambino. Nella folla carcerata sono accanto a lei anche la più giovane Felicita, figlia di suoi servi, e in gravidanza avanzata; e tre uomini di nome Saturnino, Revocato e Secondulo. Tutti condannati a morte perché vogliono farsi cristiani e stanno terminando il periodo di formazione; la loro «professione di fede» sarà il martirio nel nome di Cristo. Le annotazioni di Perpetua verranno poi raccolte nella «Passione di Perpetua e Felicita», opera forse di Tertulliano, testimone a Cartagine.