Buongiorno amici e buona XXV domenica del T. O. Oggi chiamati a farsi ultimi. «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato». In questa parte del racconto di Marco si vede bene come tra Gesù e i discepoli ci sia una profonda distanza; i discorsi del Maestro non vengono compresi, o in modo inadeguato. Pietro, dopo aver dichiarato la fede in Gesù, lo rimprovera quando ascolta l’annuncio della passione; i discepoli discutono su chi è il più grande di loro; Giacomo e Giovanni chiedono di avere i posti a fianco di Gesù; i discepoli non riescono a guarire un epilettico, poi scacciano dei bambini che Gesù, invece li addita come condizione per entrare nel Regno. È evidente che la logica di Dio è diversa – altra – dalla nostra. Occorre che Gesù spieghi e faccia comprendere. Chi è il discepolo di Gesù? La parola di oggi ci chiama con forza a passare dalla sapienza del mondo a quella che Gesù ha manifestato sulla croce. E’ una sapienza che resta incomprensibile al buon senso comune, che valuta le persone in base alla bellezza, al successo, alla carriera, al denaro. Mettendosi dietro a Gesù si può avanzare per un’unica strada; farsi ultimi come lui e porsi al servizio di tutti. Quelli che non contano, che non hanno voce, rivelano il volto di Gesù. Farsi prossimi a loro non è un atto di beneficenza, ma scuola di sapienza in cui si impara a fasi come bambini confidando nel Padre, non nelle strategie umane, abbandonando ogni difesa. La sapienza che viene dall’alto infatti non ha doppiezza né violenza, opera la pace vincendo ogni gelosia e spirito di contesa. (Mc 9,30-37)
