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Giuda è vivo

Buongiorno amici. Oggi chiamati a non vivere la stessa esperienza di Giuda. Nel testo di Matteo per ben due volte compare l’espressione: “Sono forse io, Signore?” Gesù rivelerà che a tradirlo sono quelli che si cibano del suo stesso piatto, i vicini, quelli che condividono il dono della Parola, che mangiano lo stesso pane eucaristico. Intingere nello stesso piatto, significa essere di casa,“consanguinei. “Quanto volere darmi perché io ve lo consegni?” (Mt 26,14). “Consegnare”il verbo usato da Matteo ha un duplice significato, per Giuda significa mettere Gesù nelle mani degli oppositori; per Gesù significa mettere se stesso nelle mani dei nemici per realizzare in toto la volontà del Padre. Consegnandosi egli cancella ogni fermento di odio e di morte. La sua debolezza mortale diventa sorgente di vita. Giuda cova nel suo cuore il tradimento da molto prima del suo metterlo in atto. C’èuna lontananza dal Signore che diventa il terreno sul quale mettono radici il tradimento e la diffidenza. Una volta presa dimora la pianta maligna si sviluppa mascherando i suoi rami con ragionamenti di sano realismo. E’ possibile sentirsi nel giusto e, intanto, fare spazio al male e cooperare con esso. Giuda non è un mostro, è uno dei Dodici, ha vissuto con Gesù. Eppure ha fatto del suo cuore la casa del risentimento. Gesù ha trattato Giuda da amico. Però nei suoi inviti a seguirlo ne rispettava la libertà. Alla fine il discepolo, anche se pare pentirsi, cade nella disperazione, a differenza di Pietro che tradisce, si pente e torna alla fiducia in Dio. Giuda non muore mai. Capita spesso ai più vicini di rinnegare l’amore, di vendere Cristo per poche briciole. E il tradimento dei prediletti è sempre il più doloroso. (Mc 26,14-25)