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I miracoli, la predicazione, la preghiera.

Buongiorno amici e buona V Domenica del T. O. Oggi chiamati a vivere una nuova esperienza di fede. «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.
Giobbe è il simbolo di ogni persona che soffre. Egli domanda a Dio: Perché? E in dialogo con Dio, non intende eliminare il dolore, ma cerca il modo di attraversarlo nella fede. Paolo è così preso dal Vangelo di Cristo che sente in sé l’impulso e il dovere di predicarlo. E’ una sua missione compiuta con rinunzia deliberata a qualsiasi ricompensa: al di fuori dal vangelo non conta nulla per lui. Così dovrebbe essere per chiunque abbia capito il Signore. Marco, nel brano evangelico, afferma che i miracoli, la predicazione, la preghiera contrassegnano la missione di Cristo. Il miracolo vince l’infermità e mostra l’imminenza di un mondo nuovo redento; la predicazione proclama il regno di Dio e il tempo della salvezza; nella preghiera Gesù uomo esprime e matura la coscienza e l’accoglienza della volontà del Padre. Oggi Gesù passa tra noi e ci guarisce. Ci ha rigenerati e guariti con la grazia del battesimo e ci rinnova ogni giorno con la sua misericordia.
Siamo dei salvati, ma lo siamo per essere segno del Cristo presso i nostri fratelli e le nostre sorelle.
La suocera di Pietro dà ad ognuno di noi l’esempio di chi, guarito dal Cristo, sceglie di servire.
Le folle cercano Gesù attirate da ciò che egli dice e dai segni che opera. È la carità che le richiama e la carità è certamente il segno più luminoso e distintivo di ogni comunità cristiana.
Ma per essere davvero testimoni e annunciatori del Cristo occorre ancorare la propria vita nella preghiera e nella contemplazione: Gesù si ritira a pregare solo in un luogo deserto e indica la strada maestra che dobbiamo seguire se vogliamo essere suoi veri discepoli. (Mc 1, 29-39)