Buongiorno amici. Oggi chiamati a vivere la vera fede. La domanda non è nuova. A Cesarea di Filippo era stato Gesù a porla ai Dodici: “Ma voi chi dite che io sia?”. La risposta di Pietro a detta dello stesso Gesù, non fu frutto di intelligenza umana, ma di rivelazione divina. Certo la domanda dei farisei era di sfida. Nel loro cuore avevano già catalogato e bocciato Gesù, per nulla disponibili a rivedere le loro posizioni. La risposta di Gesù è emblematica, e serve per la gente di ieri e di ogni tempo: “Voi siete di quaggiù, io sono di lassù”. E’ un invito a rimettere ordine nel puzzle della fede. Oggi non ci sono difficoltà a riconoscere la grandezza morale di Gesù, ma, come al tempo dei farisei suoi contemporanei, non si riesce a fare il salto. Ci si limita alla sua dimensione umana perché non è obbligante. Gesù poi aggiunge che una conoscenza completa di lui si avrà soltanto quando egli sarà innalzato da terra: “Allora conoscerete che io sono”. La croce, dunque, dà la pienezza dell’identità di Gesù Cristo, un Dio crocifisso, “perdente” per amore. Sottratto alla patina dell’abitudine, quel corpo insanguinato mette a disagio, ma dà modo di sperimentare un amore sconfinato, capace di giocare l’esistenza del proprio Figlio per avere in cambio il riscatto di ogni umana creatura. Gesù non si aspettava, forse, di essere così pesantemente rifiutato da coloro che fino a qualche attimo prima, avevano rimproverato a Dio una così prolungata assenza. E’ buffo: ci si lamenta che Dio se ne stia lontano e, quando si rende presente, lo si rifiuta. Gesù ha davanti a sé due scelte: di andarsene e gettare la spugna, o di andare fino in fondo e farsi crocifiggere. Dio ha accettato il dramma. Davanti alla verità del suo gesto ogni ostinazione si dovrebbe sciogliere, ed aprire una crepa nel muro alto delle umane certezze. (Gv 8,21-30)
