Buongiorno amici. Oggi chiamati a ringraziare il Signore per le meraviglie che compie nella nostra vita. «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore». Un inno di altissimo contenuto, e non solo poetico, ma spirituale e teologico; un inno che riassume in sé tutta la storia di Israele e l’intervento di Dio; un inno che è proiettato nel futuro dell’intervento divino in mezzo al popolo che lui stesso si è scelto; un inno che esalta l’umiltà e la volontà di chi, ancora oggi dice il proprio si al Signore che viene a visitare coloro che ama. Ecco, in poche parole, il significato del Magnificat, che Luca nel suo vangelo mette in bocca alla vergine Maria, ma che starebbe altrettanto bene nella bocca e nel cuore di ciascuno di noi.
E’ una grande preghiera che la Chiesa utilizza come punto fondamentale nello scandire il tempo dedicato al Signore, forse il brano di vangelo più pregato e cantato, seppur dopo il Padre Nostro. Ma non è una questione di classifica però, quasi che alcune parole siano più importanti di altre, bensì l’espressione esterna, verbale, alla portata di tutti, di coloro che vogliono far capire a chi li ascolta che la loro vita, dopo l’intervento di Dio è cambiata. Senza arrivare a nessun traguardo però, perché questa novità (che è Gesù stesso!) è sempre in movimento, è sempre in trasformazione, è proiettata nel nuovo, nel futuro. (Lc 1, 46-55)
