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La magnanimità del cuore.

Buongiorno amici. Oggi chiamati a vivere l’esperienza che ci salva. Perdonare quante volte? “Fino a settanta volte sette”. E perché? Perché così fa Dio. Dio ha soltanto figli e chiede loro di vivere da fratelli. L’unica misura del perdono è perdonare senza misura. Gesù lo spiega narrando la parabola dei due debitori. C’è un modo regale di stare nel mondo. Esso consiste nelle magnanimità del cuore. Deve saper perdonare chi è più grande e più forte. In opposizione al cuore regale c’è il cuore servile, esemplificabile in quel servo malvagio che, appena uscito, incontra un altro sfortunato pari a lui che gli doveva qualche spicciolo. Vive ancora immerso nella gioia inattesa del condono, e che fa? Prende per il collo il compagno di sventura e sta quasi per strangolarlo. Urla e sbraita per avere indietro i suoi quattro soldi, lui appena perdonato di una cifra iperbolica. Il servo perdonato non agisce contro il diritto o la giustizia. E’ corretto, ma spietato. E’ onesto, ma al tempo stesso cattivo. E’ possibile essere talvolta giusti ed insieme spietati, onesti e cattivi. Non è sufficiente essere giusti per essere veri uomini, tanto meno per essere figli di Dio. Il perdono e la pietà aiutano ad acquisire il cuore stesso di Dio, permettono di immettere il suo “divino scompiglio ” dentro l’equilibrio apparente del mondo. Niente vale, infatti, quanto una vita. Occorre, dunque, una dismisura, un eccesso di pietà, e cioè il perdono fino a settanta volte sette. (Mt 18,21-35)