Buongiorno amici. Oggi festa del Protomartire Stefano, diacono. Signore, non imputar loro questo peccato» (At 7,60).
Subito dopo la solennità del Natale risuonano nella Chiesa queste parole che ci riportano al Calvario. Sono le parole che Gesù morente pronunzia a difesa dei propri crocifissori. Esse diventano le parole che Stefano, il primo martire cristiano, fa proprie rivelandosi fedele imitatore del suo Maestro. C’è infatti, come fa notare Fulgenzio da Ruspe, uno stretto rapporto tra il Santo Natale e il martirio di Stefano: “Ieri abbiamo celebrato la nascita nel tempo del nostro re eterno; oggi celebriamo la passione trionfale del soldato. Ieri il nostro re, rivestito del mantello della carne, è uscito dal palazzo dell’utero della Vergine e ha voluto visitare il mondo. Oggi il soldato uscendo dalla tenda del corpo, è partito trionfando verso il cielo. Quello stesso amore che dal cielo ha fatto scendere Cristo sulla terra ha innalzato Stefano dalla terra al cielo. L’amore che ha preceduto il re, ha rifulso poi nel soldato”. Per amore Dio si è fatto uomo, si è rivestito col mantello del “tempo”, è nato povero in un rifugio per animali per rendere ricca la sua creatura. Per amore Stefano dona la vita, perdona i suoi carnefici, ci indica il prezzo del riscatto. Fedele nel poco, Stefano è diventato grande nel martirio e gode nell’eternità il premio dei servi fedeli. Se il timore ci assale, se ci sentiamo incapaci e anche un po’ vili, lasciamo il nostro giaciglio, seguiamo i pastori, inginocchiamoci davanti alla mangiatoia dove è stato deposto per noi il Redentore. Dall’umida grotta della Natività nasce la segreta sorgente a cui attingere l’energia per essere testimoni credibili del Vangelo. (Mt 10, 17-22)
