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La parola che salva.

Buongiorno amici. Oggi chiamati ad essere guariti nella nostra rigidità. Una mano destra inaridita: non è cosa da poco, soprattutto ai tempi di Gesù. La mancanza di una mano preclude la possibilità di lavorare, di poter mantenere la propria famiglia, di esser autosufficienti ed indipendenti. Osserva giustamente Tomas Spidlik: “La mano è la macchina più perfetta che esista. Ha mille possibilità di movimento e di lavoro. Una mano ferita ci limita, una mano paralizza ci rende invalidi”. L’uomo del brano evangelico è un invalido, è condannato per sempre a mendicare, alla dura legge dell’accattonaggio. Gesù vede, comprende, capisce. Per un istante indossa i suoi panni, prova pietà per quella mano, legge negli occhi dell’invalido l’umiliazione e la paura per un futuro buio e senza speranza. E’ Sabato: non importa! «Alzati e mettiti nel mezzo! ». Colui che era ai margini, sul ciglio di una strada, diventa il centro dell’azione di Dio, viene recuperato e riabilitato. Basta una solo parola del Signore e la mano si stende, guarisce, riacquista la capacità di accarezzare, di stringere, di modellare. Non ci sono leggi umane che possono proibire al Signore del tempo e dei giorni di operare e di fare del bene. «Domando a voi: è lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o perderla?». La risposta del Signore alla sua stessa domanda è inequivocabile: si. Ogni legge, ogni regola termina la sua funzione pedagogica là dove inizia il bene, dove la libertà lambisce l’amore. (Mc 3,1-6)