Buongiorno amici. Oggi memoria di Santa Chiara. Oggi chiamati all’unità. Qual è la relazione tra fratelli nella comunità? Gesù parte da un ammonimento o correzione verso il fratello che ha sbagliato, e colui che ha subito un torto deve farsi carico della riconciliazione: “Se tuo fratello ha qualcosa contro di te… va’ a riconciliarti”; è sempre il bene del fratello in
primo piano, e non l’interesse o il sentimento personale; la sequenza che segue e poi la denuncia della chiesa hanno lo scopo di “guadagnare il fratello” che si chiude nel suo errore: solo in casi estremi è possibile interrompere il rapporto con lui. L’insegnamento ai discepoli che possono legare o sciogliere è il richiamo alla sintonia col Padre, che ha a cuore prima di tutto la ricomposizione della fraternità. E i fratelli che si trovano uniti nel nome del Signore Gesù, che è presente in mezzo a loro, non possono che invocare quello che egli vuole: la ricerca del peccatore e la sua conversione. Trovarsi insieme nel nome di Gesù implica la fede in lui e il coinvolgimento nella sua vita, nei suoi desideri, nei suoi sentimenti di misericordia. Se con questo orientamento i fratelli nella comunità pregano, se mettono la fraternità al di sopra di ogni altro bene, essi saranno esauditi. “Forse che dove la colpa e i malintesi dominano la vita comune, il fratello peccatore non resta pur sempre il fratello insieme al quale mi trovo sotto la Parola di Gesù? E il suo peccato non offre inoltre sempre nuova occasione di gratitudine, per il fatto che ambedue possiamo vivere sotto quell’unico amore che ci perdona in Gesù Cristo? Forse che proprio l’ora della profonda delusione per l’atteggiamento del fratello non mi riuscirà estremamente salutare, perché insegna radicalmente che entrambe non possiamo vivere delle nostre parole e azioni, ma solo di quell’unica Parola e di quell’unico fatto che ci unisce nella verità, cioè nel perdono peccati in Gesù Cristo?”. (Mt 18,15-20)
