Buongiorno amici. Oggi memoria di San Bernardo, abate e dottore della Chiesa. Oggi chiamati a rispondere alle esigenze del regno. L’esperienza cristiana è partecipare a un banchetto di nozze: sedere a tavola con il Signore e stare in sua compagnia; niente a che vedere con un atteggiamento mentale chiuso e intransigente tipico di chi presume di possedere Dio e quindi incapace di cogliere le sorprese di un nuovo invito. Spesso ci dimentichiamo di questa verità, di essere invitati a una festosa comunione e ci lasciamo distrarre dalle nostre preoccupazioni. A volte, peggio, siamo indifferenti. Così gli invitati, cioè i parenti e gli amici rifiutano l’invito del re per accudire i propri interessi. E’ il tema dei giorni scorsi: quando l’uomo pone se stesso e i propri interessi al posto di Dio rimane escluso dalla grande festa del Regno. Ad entrare sono i poveri e gli storpi, coloro che non hanno nulla da perdere, liberi da ogni legame, da qualsiasi morboso attaccamento alle cose. Ancora una volta emerge con chiarezza che per cogliere l’invito di Dio non possiamo essere chiusi nei ristretti confini di un campo, del mio campo. Devo essere in strada, presso i crocicchi dove scorre la vita di Dio e degli uomini. Ora è doveroso soffermarci sull’abito nuziale: di che stoffa è fatto? Per dare una risposta a tale interrogativo mi sono ricordato del capitolo 3 della Genesi dove l’autore sacro afferma che Dio fece ad Adamo ed Eva due tuniche di pelli e li vestì. Quelle che Dio confeziona sono le tuniche della misericordia le uniche che ci permettono di essere degni di partecipare al banchetto del re. (Mt 22,1-14)
