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Lo scettro del maligno.

Buongiorno amici. Oggi chiamati a vivere nell’umiltà, per essere vincenti nel regno dei cieli. Non è mia abitudine soffermarmi troppo sulla figura del Maligno. Però porto la convinzione che la trave che si trova nel nostro “occhio”, questa cecità interiore che ci porta ad indugiare sui difetti degli altri, è opera dell’ “antico avversario” di Dio e delle sue opere. Cosa c’è di più diabolico e di più pericoloso che nascondere a noi stessi la trave interiore che ci rende ciechi e mettere in risalto la “pagliuzza” degli altri? Ho visto su internet un famoso quadro di Bruegell dove un cieco conduce altri ciechi. Osservandolo bene avverto un senso di confusione, di grigia decadenza. E’ l’immagine più eloquente del declino spirituale che provoca la trave interiore conficcata nel nostro cuore.
“Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio…”
Quello di Gesù è un monito che potremo accogliere solo attraverso l’umiltà. Solo questa virtù ci può guarire da ogni sorta di cecità interiore. L’umiltà è una virtù che fa parte della fortezza: solo l’umile è veramente forte. Scriveva giustamente Romano Guardini: “L’umiltà non può del resto avere la sua origine nell’uomo, bensì in Dio. E’ Lui il primo umile. Egli è talmente grande, talmente al di fuori di ogni possibilità che una qualsiasi potenza lo possa costringere, che egli può “permettersi” -se ci è concesso di esprimerci in questo modo di essere umile. La grandezza gli è essenziale; soltanto Lui può dunque rischiare di abbassare questa sua grandezza sino all’umiltà”. La superbia, scettro del maligno, genera la trave; l’umiltà, forza di Dio, guarisce da ogni forma di cecità. (Lc 6, 39-42)