Buongiorno amici. Oggi chiamati a riconoscere Cristo come nostro Signore. Oggi si celebra la memoria dei sette dolori di Maria SS. Gesù si gioca l’ultima chance. Dopo miracoli strabilianti eccolo pronto a mettere sul tavolo la propria carta d’identità di Figlio di Dio. La tensione sale. Quest’ultima iniziativa ha per i farisei sapore di vera provocazione. La loro ostilità cresce e i segni che egli ha compiuto sono scordati. Anzi, gli ritornano addosso. I Giudei non ci pensano due volte a raccattare i primi sassi per lapidare un Gesù che dice cose stonate e sgradevoli. La ragione di tante aggressività? La pretesa di Gesù di proclamarsi Figlio di Dio. Una dichiarazione scomoda, ma rispondente al vero. Gesù ha coscienza di essere inviato “in missione” dal Padre. E dimostra di essere il Figlio di Dio mediante una duplice argomentazione: quella delle Scritture, e quella delle opere che ha compiuto in nome del Padre. Infine reagisce con pacatezza ai tentativi di violenza. Quei Giudei sarebbero senza colpa se Gesù non avesse compiuto opere che nessun altro al mondo ha mai fatto. “Credete alle opere, affinchè sappiate e conosciate che il Padre è in me e io sono nel Padre” (Gv 10,38). Gesù esce di scena e decide di ritirarsi a Betania. Non è il villaggio di Lazzaro, ma una località sulla sinistra del Giordano dove il Battista aveva svolto il suoi ministero. La situazione si ripropone oggi come allora, anche se con modalità diverse. Gesù non viene lapidato. Anzi, viene definito un personaggio straordinario. Incompenso vengono lapidati i suoi discepoli. Da un po’ di tempo subiscono violenza i cristiani in India, Egitto, Irak, Turchia, Indonesia, Afghanistan. Il Vangelo è un libro che scotta difficile da accettare. (Gv 10,31-42)
