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L’umiltà di un pane benedetto

Buongiorno amici e III domenica di Pasqua. Oggi chiamati a riconosce Gesù nell’umiltà di un pane benedetto. “Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista.”  Cari amici siamo nello stesso giorno di Pasqua, e lo sconforto e là delusione è forte nei discepoli di Gesù. Angosciati per la morte e la perdita del loro maestro, si dileguano nella loro confusione abbandonando ogni speranza. Anche noi oggi viviamo le stesse emozioni causate dalle innumerevoli situazioni negative che viviamo nella quotidianità, sgomento, ansia, morte, delusione. Abbiamo bisogno di vivere una nuova e forte emozione, abbiamo bisogno di rincontrare il Signore della vita, affinché ritorni la serenità e la gioia. L’esperienza del cristiano deve passare attraverso la morte e la discesa agli inferi per incontrare il vero volto di Dio. Per questo la chiesa durante la quaresima ci ha fatto entrare nel deserto e ci ha fatto scendere negli abissi del nostro peccato, perché lasciando crollare tutte le nostre idee precostituite su Dio, potessimo fare esperienza della sua salvezza. Tuttavia, come ai discepoli di Emmaus, questa modalità ci appare illogica. Eppure solo a sera e distanti da Gerusalemme questi due uomini, che vivono nello sconforto e nella delusione per il venir meno di un ideale nel quale avevano riposto le loro speranze, incontrano il Signore. Egli si rivela loro, come oggi a noi, non nel successo e nella potenza, ma nell’umiltà di un pane benedetto, spezzato e condiviso. Vuoi tu questo? (Lc 24, 13-35)