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Nella povertà del nostro cuore.

Buongiorno amici e buona XXXI domenica del T. O. Oggi chiamati vivere nell’oggi della nostra miseria. Zaccheo voleva vedere Gesù. Forse per curiosità, per una sorta di attenzione alla novità tipica dei bimbi. Sale su un sicomoro: la può vedere, forse ascoltare. Entrato in Gerico Gesù si ferma, incurante degli sguardi ostili della gente, propri sotto l’albero su cui era salito Zaccheo. “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”. Queste parole mi riempiono il cuore di una grande speranza, sono, per tutti gli uomini, fonte di gioia. Il Signore si accontenta di poco: di un piccolo sforzo, di una insignificante screpolatura nella corteccia del nostro egoismo. Nell’angusto vestibolo del nostro cuore c’è sempre un appiglio, una sorta di aggancio dove il Signore si aggrappa, penetra, sana. E’ nell’oggi della nostra miseria che Dio compie la sua opera di salvezza; è nel profondo delle nostre piccole o grandi infedeltà che Egli si ricorda che anche noi “siamo figli di Abramo”. Il passato scorre, l’oggi è sinonimo di novità, di una opportunità che sempre il Signore è disposto ad offrirci. Infatti “il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”. Colui che da sempre è alla ricerca di ciò che era perduto si ferma sotto il sicomoro di questo nuovo giorno, aspetta solo di essere accolto nella nostra povera casa. (Lc 19, 1-10)