Buongiorno amici. Oggi memoria dei Santi Medici Cosma e Damiano, martiri. Oggi chiamati a vivere l’esperienza dell’intimità con Dio. Nelle mani dell’uomo, nelle mie povere mani. Mani sporche, che hanno tradito, rinnegato, barattato. Poi lo scroscio di un velo di acqua che scivola sul sudiciume rendendo presentabile quella “facciata” da cui dipendiamo. Ecco, Dio si mette in queste mani, si lascia accarezzare da queste dita. Quale sorte, quanto amore. Ogni mattina, durante la Santa Messa, il nostro pugno che si apre, che si distende, diventa, per un breve istante, la sua culla. Lungo la via, al bivio della strada, lo incontriamo nel volto del fratello. Dal suo sguardo capiamo che ha bisogno di noi, delle nostre attenzioni, di un sorriso, di una parola buona. Ancora una volta si mette nelle nostre mani, dipende da noi. «Mettetevi bene in mente queste parole: Il Figlio dell’uomo sta per esser consegnato in mano degli uomini». Mistero di una vicinanza, di un’amicizia che nulla può sciogliere. Rintocchi di una campana lontana che nella notte diventano annunzio di gioia: “E’ nato per noi un Salvatore; giace in una mangiatoia”. Il cavo delle mie mani, greppia di Dio. Ogni giorno che scorre, ogni istante che vivo, è Natale, Dio che pone la sua tenda in mezzo a noi, che viene consegnato nel nulla dal palmo delle mie mani. (Lc, 43b-45)
