Buongiorno amici. Oggi festa per la nostra comunità parrocchiale, celebriamo la solennità delle Ss Patroni Pertepua e Felicita, martiri del II secolo d.C. e vorrei condividere con voi il brano evangelico che l’odiera liturgia della parola propone come proprio. Oggi chiamati a vivere l’esperienza dell’essere discepoli senza timore. Facendosi uomo, Dio ci ha mostrato come costantemente e totalmente possa realizzare il suo desiderio di coinvolgersi totalmente nel mondo, per noi. Come conosce le cadute dei passeri, così conosce anche le nostre, sotto il peso della medesima croce filiale; lì ci viene incontro e ci rialza. Inoltre, come meglio di noi conosce il numero dei nostri capelli, così conosce anche le nostre lacrime; lì soffia come brezza leggera, che ce le asciuga. La sezione del discorso evangelico di oggi, costruita da Matteo, è un incalzare di conforti nella tribolazione e nella stanchezza della Missione. Una dietro l’altra, giunge sempre una decisa pacca sulla spalla per ogni volta che ci “sediamo”: ancora un passo, verso il fratello, dai! Si mostra inscindibilmente come Maestro, come Signore e come Padrone di casa, ma pure come il nostro più grande alleato, che tifa per noi, che sospira per le nostre cadute e al quale stiamo a cuore in un modo talmente viscerale che non immaginiamo. Si confida all’intimità del nostro orecchio, perché la nostra vita incarni e faccia da megafono di questa sua vicinanza agli uomini. I quali potranno, nel peggiore dei casi, colpire il nostro corpo, ma non la totalità della nostra Persona che già vive in Lui. Svanisca quindi la paura degli uomini e apriamoci alla realtà, che è relazione! Facendo ancora un passo, ci scopriremo così, anziché in un totale isolamento mortale, riconoscenti, nel sicuro abbraccio del Padre, che ci riconosce come Figli, in Gesù, nell’affetto di una tenerissima relazione in cui nulla è nascosto e nulla abbiamo da nascondere. Splendido! (Mt 10, 24-33)
