Buongiorno amici. Oggi la Chiesa celebra la festa di San Giacomo, apostolo. Oggi chiamati a vivere una nuova esperienza di fede. Giacomo il maggiore, per distinguerlo dal cugino di Gesù, è fratello di Giovanni apostolo e insieme a lui e a Pietro, è stato chiamato a far parte del privilegiato gruppo dei tre apostoli che hanno seguito Gesù alla trasfigurazione e al Getsemani. Lo ricordiamo perché è stato il primo, fra i dodici, a versare il proprio sangue in testimonianza al Signore. È bello per noi, nel cuore dell’estate, fare memoria di un apostolo. Siamo così poco abituati a pensarli come persone reali, che hanno avuto un percorso di vita, degli affetti, che hanno compiuto degli sbagli, che portavano nel cuore dei sogni… Giacomo, spesso, ce lo immaginiamo come una statua e non come una persona reale. E invece… Quanta passione deve avere attraversato il suo cuore per lasciare tutto e seguire il Maestro? E per restargli fedele fino alla morte drammatica? Quanta fatica deve avere fatto per superare gli scogli incomprensibili che si sono presentati lungo il percorso di Gesù? Quante notti insonni ha affrontato pensando a ciò che stava accadendo? Sappiamo che, secondo la tradizione, il suo corpo è sepolto in Spagna, meta di pellegrinaggi dal Medioevo. Chiediamogli, oggi di diventare dei veri cercatori di Dio, dei pellegrini. L’odierno vangelo ci proietta sulla brama del potere che è antica quanto l’uomo. I due figli di Zebedèo, dei quali ci narra il vangelo, spingono la loro madre a chiedere a Gesù i posti migliori, anzi i primi posti nel suo regno. Gesù viene incontro alla richiesta ma ne sconvolge i termini: si, il posto nel regno lo avranno e sarà frutto non di dominio, non di conquista, non di merito, ma di quel calice che egli stesso berrà nella sua passione e morte e al quale i discepoli parteciperanno con il loro martirio. Solo quando avranno compreso che servire è regnare, che essere grande è farsi servo e dare la vita, allora saranno per sempre al fianco del loro Signore. Anche per ciascuno di noi un posto è preparato e già lo occupiamo nell’umile servirci l’un l’altro, nel quotidiano martirio dell’offerta di noi stessi per amore. (Mt 20, 20-28)
