Buongiorno amici. Oggi chiamati a stupirci per le meraviglie del Signore. Borgo di Nazaret, malato di campanilismo, come se il mondo iniziasse e finisse in quel fazzoletto di terra che aveva visto crescere un giovane messia. In realtà, più che Dio, la gente vuole miracoli. Vuole il cielo a portata di mano per garantirsi salute e benessere. Gesù ha affrontato la tentazione dei miracoli: “Buttati, un volo di angeli ti salverà”. Ma egli sa che con il pane e i miracoli non si liberano le persone. Piuttosto ci si appropria di loro. Dio, invece, non si impadronisce di nessuno. Non invade, Dio si propone. E così non farà miracoli a Nazaret. La storia racconterà che il mondo è pieno di miracoli che non bastano mai. Essi non portano alla fede. Gesù risusciterà perfino Lazzaro, ma proprio in quell’occasione i farisei prenderanno la decisione di ucciderlo. A Nazaret come altrove, l’abitudine ha spento lo stupore. Basterebbero gli occhiali della fede, osservare come se fosse la prima volta ciò che si crede di conoscere bene, il quotidiano ritorno alla luce, le parole della preghiera che si ripetono distratti, i riti dell’amicizia e dell’amore. I miracoli accadono davvero. Il mondo è testimone di genitori risorti dopo il dramma atroce di un figlio morto, di famiglie capaci di perdono dopo una violenza subita, di donne violate e tradite che riprendono a sorridere e ad amare, di persone capaci di dare tutto per un familiare o per uno sconosciuto. I miracoli sono perfino troppi, per chi ha l’occhio puro. Lo stupore è l’inizio della sapienza. Nazaret passa in fretta dalla fierezza per quel figlio straordinario che torna, ad un a sorta di furia omicida. Un atteggiamento che rivela nei compaesani di Gesù l’errore più drammatico che poteva loro capitare: si sono sbagliati su Dio. Anche oggi, come ai tempi di Nazaret, si rischia di sperperare i propri profeti, di dissipare il miracolo di profezia che lo Spirito Santo accende dentro e fuori dalla Chiesa. (Lc 4,24-30)
