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Sei invidioso perché io sono buono?

Buongiorno amici e buona XXV domenica del T. O. Oggi chiamati con un cuore solo e un’anima sola a rivolgere la nostra preghiera al Padre che ci ha chiamati a essere santi e immacolati nell’amore. Guidaci, Signore, nelle tue vie. Preghiamo per la pace nel mondo e per tutte le necessità.

La missione terrena di Gesù è il regno dei cieli o il regno di Dio. In questa parabola Gesù lo illustra descrivendo un padrone che, in varie riprese della giornata, assume braccianti da inviare al lavoro nella sua vigna. In pratica, il reclutamento copre tutto il giorno: inizia alle pri- me ore del mattino e termina con un’ora prima che si concluda la giornata lavorativa. Al momento della paga, gli operai della prima ora protestano energicamente contro il titolare per aver ricevuto un denaro come tutti gli altri, dimenticandosi però che al mattino avevano pattuito un denaro. Gesù qui vuole mettere in evidenza la straordinaria bontà e il misterioso amore di Dio Padre. Egli ha un suo modo di essere “giusto” che è assai diverso dal nostro: la sua “giustizia” è in realtà sinonimo di generosa “misericordia”. Aveva ragioni da vendere santa Teresa di Lisieux quando scriveva che “tutto è grazia!”. Si, Dio fa tutto per grazia, per amore, e dona tutto gratis. “Grazia, gratis e grazioso — scrive il Magrassi -: queste tre parole messe insieme suonano come un gioioso messaggio che esprime l’universale bontà di Dio con gli uomini”. (Mt 20, 1-16)

Contemplo:

Se « la cosa più difficile al mondo non è credere, ma sperare» (Turoldo), allora non basta predicare la speranza, occorre essere uomini di speranza.
Persone, anzitutto, che conoscono la tentazione della disperazione, ne hanno fatto esperienza e proprio per questo sanno cos’è la speranza e com’è bello sperare.
Fratelli che sanno porsi accanto a chi sembra non sperare più, lo comprendono e non lo condannano. Credenti capaci di tracciare vie concrete di speranza che nascono dalla fede, costruendo futuro, dando fiducia, scommettendo sulla relazione.
Cristiani che sanno che quando viene meno la speranza falsa, negli idoli o nelle finte certezze, lì può sorgere l’alba nuova della speranza in Cristo. E finiamola di dire che i giovani sono senza speranza. Semmai cominciamo a sperare proprio in loro! Come può dire di credere e sperare in Dio chi non si fida dell’uomo?