Buongiorno amici e buon venerdì santo: Passione del Signore. Venerdì di Passione. Dio muore. La Chiesa muta e smarrita, nel suo grande silenzio, si raccoglie per alzare lo sguardo verso un uomo appeso ad una croce. Il Venerdì di Passione è intriso di sobrietà e silenzio. Si ode un pianto. E’ quello di Dio che singhiozza: “ Popolo mio che cosa ti ho fatto perché tu mi mettessi in croce?” (Mi 6,3) Un pianto inascoltato. Preso da se stesso, l’uomo non ascolta più Dio, intento a versare le proprie lacrime, chino sui propri guai. Allora come oggi Gesù reclina il capo e muore. Sono passati duemila anni. Dal suo fianco squarciato è nata la Chiesa. Certe situazioni di abbandono si ripresentano, e ci si chiede la ragione di tanto abbandono. Dove sono le cinquemila persone che egli ha sfamato, o quei malati che ha guarito o i tanti lebbrosi? E i suoi discepoli dove sono? Venerdì Santo: l’unico giorno in cui non si celebra la Messa: il grande Sacerdote, il mediatore fra il cielo e la terra, ha le mani inchiodate, sospeso fra cielo e terra. Crocifisso è Dio, spogliato e umiliato, un Dio che si regala per tutti: per gli atei, per i credenti della domenica, per i distratti, per quanti sono inchiodati alle proprie debolezze, per quanti crocifiggono i fratelli grazie al loro egoismo. Il dramma? Dio, che ha dato la sua vita, non riceve il tributo di gratitudine che gli è dovuto. Gesù chiede pure solidarietà. Non l’avrà da nessuno dei suoi interlocutori. Per portare la croce di Gesù, costrinsero un Cireneo. Nessuno, né della folla, né dei discepoli, si era offerto per Gesù. Le mani di tutti erano rimaste ferme, come rattrappite. Sono spesso gli “ estranei” a portare la croce. (Gv 18,1-19.42)
