Buongiorno amici. Oggi chiamati a vivere la vera felicità. Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Parlare di felicità oggi, in questa civiltà della fretta, del singol, dell’immediato, in questa storia di violenze e di raggiri, di crudeltà diventate costume o accettate come difesa di sé, sembra un controsenso o la solita impostura di chi vuole illudere i meno esperti. Parlare di felicità sembra voler tornare a tempi ormai cancellati, quando gli ideali entravano nella vita comune e davano la sensazione di un mondo vivibile. La storia quotidiana sembra proibirci anche solo l’uso del termine felicità: è più realistico parlare di divertimento, di godimento immediato. Ribelliamoci a queste schiavitù! Siamo cristiani, lo sappiamo bene! Per questo, abbiamo il coraggio di leggere, come il vecchio Simeone del vangelo, dentro le righe annebbiate e contorte della nostra povera storia, quegli spazi di felicità che esse contengono. Abbiamo il coraggio di scendere nel mistero della nostra intimità, quando in qualche modo ci si rivolge a un dio, quando l’urgere della vita e dell’amore ci fa intravedere un misterioso ma essenziale legame con il Creatore. Lui è con noi: e abbiamo già tutto! (Lc 2, 22-35)
