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Spirito di profezia che cambia la storia.

Buongiorno amici e buona IV domenica del T. O. Oggi chiamati a scelte di pace e di giustizia. «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Oggi parliamo di come Dio sia venuto a parlare di sé e di come noi ci rifiutiamo di ascoltarlo. Le ragioni del rifiuto sono evidenti: Gesù è un Messia banale, poco spettacolare, non corrisponde ai criteri minimi di serietà del profeta standard. La Chiesa necessita di profezia e di profeti, di posizioni scomode e all’apparenza irriguardose per mantenere vivo il carisma fecondo del vangelo. È bello che ancora oggi ci siano dei cristiani che, sentendo di appartenere alla Chiesa, compiono scelte di pace e di giustizia a volte estreme che richiamano tutti, cristiani in primis, alla coerenza. Guai a spegnere lo spirito della profezia! A volte è la Chiesa intera a dover essere segno profetico nel mondo, come quando, finalmente!, assume un netto rifiuto di ogni forma di violenza e di guerra, fosse anche motivata da nobili ragioni (che quasi mai si rivelano del tutto nobili). Nello stesso tempo bisogna distinguere i profeti dai rompiscatole. In ogni comunità c’è il polemico che si sente un pochettino profeta, in ogni presbiterio il prete che assume posizioni forti. Gesù invita a mitigare la severità e la polemica mettendo al centro di ogni relazione, sempre, il bene maggiore dell’amore. Anche i profeti, insomma, devono stare attenti a non porsi fuori dalla norma assoluta del vangelo come ci ricorda con forza san Paolo. Amore che esige franchezza e richiamo, certo, ma pur sempre amore. (Lc 4,21-30)