Buongiorno amici e buona II domenica di Quaresima. Oggi chiamati a trasfigurarci per essere luce del mondo. Il passaggio è brusco: dal deserto alla trasfigurazione, dalle tentazioni alla voce rassicurante del Padre. L’esperienza singolare del Tabor è legata ad un tratto decisivo della vita di Gesù: calano gli ascolti, le folle si assottigliano, nubi minacciose si addensano sul gruppo dei Dodici. Per rincuorare il gruppo Gesù prende gli apostoli più influenti e regala loro un’estasi incancellabile. Pietro rimane stordito, ma pure gli occhi degli altri due testimoni si riempiono di luce. Fino ad allora si pensava che vedere Dio comportasse la morte. Loro invece contemplano il Figlio di Dio e rimangono in vita. In Cristo Dio ha risanato la vista dell’umanità. Ogni uomo è come un’opera incompiuta , ma progettata dalla mano del Creatore, fonte di luce. Una fede senza esperienza del Tabor non è fede. Ci può stare nel corso della vita, la stagione della prova e del deserto, ma la fede è preceduta e termina davanti al volto del Cristo Risorto. In caso contrario, si ridurrebbe a puri precetti morali. Per Pietro, Giacomo e Giovanni la luce del Tabor non rimarrà un evento esteriore. Provocherà in loro un’attrazione fatale. Il volto dell’uomo diventa ciò che guarda con gli occhi del cuore, si trasforma in ciò che prega ed ama. Ma non si trova la luce vera se, prima, non si aprono gli occhi sulle proprie tenebre. La luce può subire un’eclissi a causa del peccato, ma, purificato il cuore, essa torna a splendere sovrana. “Ascoltatelo!”. Chi ascolta Gesù, diventa come lui. La Parola fa coabitare con lui. La fede in Gesù non è una religione della visione, ma dell’ascolto. Si sale sul monte per vedere, ma si viene rimandati all’ascolto. Quel volto pieno di luce è lo stesso che si riempirà di sangue nell’ultima notte della vita. La luce e il sangue sono inseparabili per Gesù. Non si arriva alla gloria della trasfigurazione pasquale se non si transita attraverso la Croce. (Mc 9,2-10)
