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Un ricco senza nome.

Buongiorno amici. Oggi chiamati ad avere un nome. Un ricco senza nome e un povero di nome Lazzaro fotografano il dipanarsi della storia umana. Il ricco non ha un nome perché si lascia identificare con le ricchezze. Il denaro, infatti, assume spesso le caratteristiche di una seconda natura, una seconda pelle. Il povero, invece, ha un nome perché è amico di Dio. Peccato del ricco non sono gli eccessi , ma l’indifferenza. Per il ricco l’altro non esiste. Lazzaro muore di stenti e il ricco neppure se ne accorge. Il contrario dell’amore non è l’odio, ma il disinteresse. Il male più grande che si può fare è di non compiere il bene. Nella parabola Dio non è mai nominato, eppure è presente, pronto a curare e fasciare ogni piaga di Lazzaro. “Ti prego manda Lazzaro a casa di mio padre ad avvisare i miei cinque fratelli”. La risposta è agghiacciante: “Neanche se vedono un morto tornare si convertiranno”. Il ricco vede il povero in funzione di se stesso e dei propri interessi. In realtà, non è la morte che converte, ma la quotidianità. Chi non si pone il problema di Dio e dei fratelli davanti alla vita non se lo porrà nemmeno davanti al mistero della morte. Non sono i miracoli o le visioni a cambiare il cuore, ma il grido lacerante dei poveri. Essi sono “Parola di Dio” e “carne di Gesù Cristo”“Qualsiasi cosa avrete fatto a uno di questi miei fratelli più piccoli l’avrete fatta a me”. La terra è piena di Lazzari. E se Gesù dà al povero il nome del suo amico Lazzaro, ogni povero dovrebbe avere un nome familiare. (Lc 16,19-31)