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Una cifra enorme.

Buongiorno amici e buona XXIV domenica del T. O. Oggi memoria di San Giovanni Crisostomo, vescovo e dottore della Chiesa. Oggi chiamati a vivere l’esperienza del perdono. Difficilmente l’uomo riesce a perdonare, a dimenticare, a condonare i torti e le offese subite. Gesù ci ricorda che l’unica strada che possiamo percorrere è quella del ricordo, di entrare nella cella interiore del nostro cuore, di interpellare la coscienza che ci ricorda i nostri debiti, i nostri conti, sempre e comunque in rosso. E nel segreto di noi stessi prende corpo una scena, si narra un racconto, prende consistenza il volto di un “tale” che ha le nostre stesse sembianze. Diecimila talenti; una cifra enorme, immaginabile. Nessuno di noi può pagare tale debito. Si è accumulato col lento passare dei giorni, degli anni; frutto di tanti piccoli compromessi, di tante fragilità, di velate ipocrisie, di mormorii sussurrati a tante orecchie inopportune, di indici puntati contro le altrui colpe. Miserie umane che si sono ingrossate, goccia dopo gaccia, peccato dopo peccato, omissione dopo omissione tanta da diventare un fiume in piena che ha trascinato ha valle la nostra dignità di figli. Diecimila talenti. Troppo tanti: non basta una vita per racimolarli, una borsa per contenerli. Solo la pietà divina salda per noi il debito, il nostro debito. “Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito”. Chi di noi, uscito dall’angolo recondito della propria coscienza può prendere per il collo un fratello che gli deve la miseria di cento denari? Nessuno. Alla luce della divina pietà il perdono al fratello è un dato dovuto, una mera formalità. Altrimenti corriamo il rischio di trovarci nella cella del nostro egoismo per tutta l’eternità. (Mt 18,21-35)