Buongiorno amici. Oggi chiamati a riscoprire il dono ricevuto nel battesimo. Nel suo viaggio di ritorno dalla città santa Gesù fa sosta a Cana, una cittadina della Galilea nota per il miracolo dell’acqua cambiata in vino nel corso di un banchetto nuziale. Ad attendere il giovane messia di Nazaret c’è un funzionario del re, angosciato per il figlio morente. Quel padre aveva deciso di giocarsi su Gesù le residue speranze di guarigione, ma un brivido gli corre lungo la schiena al primo impatto con il Maestro perché proprio da lui gli arriva una risposta quasi infastidita, una doccia gelata: “Se non vedete segni e prodigi, voi non credete” (Gv 4,48) In realtà Gesù si è preposto un obiettivo ancora più grande della guarigione, una sorta di doppio miracolo: accendere in quell’uomo la fede, fuoco indispensabile per ottenere la grazia che riconosce Gesù come il Figlio di Dio, pietoso e onnipotente. A quel padre capace soltanto di balbettare la fede, Gesù offrirà “una guarigione a distanza”, e gli chiederà in cambio “una fede a distanza”. In quel “va’ tuo figlio vive” c’è l’invito a tornare a casa con la certezza interiore del miracolo. Quel padre accetta la sfida, si fida e parte. Sarà sufficiente la parola del Messia a risanare il ragazzo. La reazione del funzionario, “credette lui con tutta la sua famiglia” dice come Gesù abbia ottenuto tutto ciò che cercava: la fede di quell’uomo. La salvezza non è la salute del corpo, un bene già tanto prezioso, ma l’adesione a Colui che è la pienezza della vita. La fede viene dall’ascolto, si fonda sulla Parola che, raccontando la salvezza, la dona e la conferma a chi l’ascolta ancora. Nella vita di ciascuno si rinnova il medesimo percorso del funzionario del re: cercare Dio per le cose del tempo, e ritrovarlo comunque benefattore, anche quando la sua volontà non è in linea con le attese umane. (Gv 4,43-54)
